Insonnia e anoressia nervosa: un possibile percorso fisiopatologico comune

Dott.ssa Alessandra Nicolini – Psicologa clinica Specialista in Psicoterapia, Dott. Andrea Calandrelli – Medico-Chirurgo Specialista in Medicina Interna

Prove crescenti mostrano una forte correlazione tra i disturbi del sonno-veglia e i disturbi della nutrizione e dell’alimentazione.

Una ricerca condotta su un campione di oltre 500 donne di età compresa tra i 18 e i 25 anni ha rilevato che, tra coloro che avevano una diagnosi di disturbo della nutrizione e dell’alimentazione, il 25-30% presentava un disturbo del sonno, rispetto ai controlli sani la cui prevalenza è risultata del 5% (Aspen et al., 2014).

La presenza di disturbi del sonno all’interno di questa popolazione è stata, inoltre, associata a quadri sintomatologici di maggiore gravità e ad una minore risposta al trattamento (Kim et al., 2010).
In particolare, nei pazienti con anoressia nervosa, numerosi studi hanno osservato alterazioni significative nelle misurazioni della maggior parte dei domini del sonno ottenute mediante strumenti di valutazione soggettiva e obiettiva.

L’anoressia nervosa è un disturbo caratterizzato da una persistente restrizione nell’assunzione di cibo e/o da un comportamento che interferisce con l’aumento di peso, associati ad un’intensa paura di ingrassare ed alla presenza di una significativa alterazione dell’esperienza di sé in relazione al peso e alla forma del proprio corpo (APA, 2013).

I pazienti con anoressia nervosa tendono a riferire una forte insoddisfazione per la qualità e la quantità di sonno che si manifesta con difficoltà ad iniziare e/o a mantenere il sonno e risvegli precoci al mattino. L’analisi dei tracciati EEG rilevati mediante la polisonnografia sembra, inoltre, evidenziare diminuzioni del sonno ad onde lente (delta, ~ 0,5-4,5 Hz) (Padez-Vieira et al., 2016).1

Sebbene la natura di questo legame sia ancora scarsamente compresa, è evidente una relazione bidirezionale tra questi disturbi; se da un lato, infatti, il disturbo del sonno può influire negativamente sulla sintomatologia e sul decorso dell’anoressia nervosa, d’altro canto la disfunzione del comportamento alimentare può agire sul sonno alterandone la qualità e la durata.
L’infiammazione di basso grado (low-grade inflammation) appare emergere come un potenziale processo fisiopatologico comune ad entrambi i disturbi, una sorta di filo rosso che li tiene uniti insieme.

Dati sperimentali e prospettici mostrano, infatti, che i disturbi del sonno sono associati ad aumenti dei marcatori sistemici di infiammazione, ad esempio della proteina C-reattiva e dell’interleuchina (IL) -6 (Irwin et al., 2016; Dzierzewski et al. 2020). La privazione prolungata di sonno è stata, inoltre, correlata ad aumenti dei livelli di un’altra citochina pro-infiammatoria come il fattore di necrosi tumorale (TNF) -α (Chennaoui et al., 2011).

D’altro canto, recenti meta-analisi hanno riscontrato nei pazienti con anoressia nervosa un incremento delle concentrazioni di IL-6 e di TNF-α rispetto ai soggetti sani (Solmi M. et al., 2015) e ai pazienti con bulimia nervosa (Dalton et al., 2018). È interessante notare che i livelli di IL-6 tendono a normalizzarsi durante i primi tre mesi di trattamento e che questo si verifica in maniera concomitante ai miglioramenti nei sintomi del disturbo alimentare (Dalton et al., 2020).

Ma cosa determina l’infiammazione di basso grado?

Microprocessi infiammatori avvengono costantemente nel nostro organismo, sollecitati dalle continue modificazioni del nostro stare al mondo. Essi sono regolati non solo dalla presenza di “antigeni”2 ma anche da fattori relazionali, sociali, interpersonali, più in generale, dal nostro commercio quotidiano con il mondo e con gli altri.

Prove crescenti collegano l’infiammazione di basso grado alle nostre emozioni; diversi studi dimostrano, infatti, che livelli più elevati di citochine pro-infiammatorie circolanti nel sangue sono associati a emozioni negative, ma non a quelle positive (Slavish et al., 2020).

La produzione di citochine pro-infiammatorie viene, infatti, ad essere sovra-regolata durante l’esposizione ad eventi di natura emotivamente “stressante”, potendo determinare una condizione di infiammazione. Ripetuti episodi di attivazione infiammatoria indotta dal perdurare di emozioni negative possono determinare uno stato di iper-vigilanza da parte del sistema immunitario. Questa condizione, definita infiammazione di basso grado (low-grade inflammation), comporta un moderato ma continuo livello di attivazione del sistema immunitario che, protratto nel tempo, può segnare il viraggio da una modalità riparativa ad una risposta difensiva “maladattiva”.

Ciò vale a dire che il modo in cui siamo emotivamente “intonati” al mondo e con gli altri è strettamente correlato alla risposta immunitaria. Se da un lato, nei pazienti con anoressia nervosa, la tendenza ad affamarsi, e la conseguente perdita di peso, rappresenta un modo attraverso cui regolare la propria esperienza emotiva (Brockmeyer et al., 2012) in rapporto al mondo e agli altri, d’altro canto, il disturbo del sonno agisce su di questa e da essa stessa ne è influenzato (Vandekerckhove et al., 2017).

L’infiammazione di basso grado associata alla disregolazione emozionale può, dunque, rappresentare un denominatore comune a questi disturbi, diversi ma interconnessi a livello molecolare, e un potenziale bersaglio terapeutico comune a interventi di natura psicoterapeutica, farmacologica e nutrizionale, in quanto espressione di quell’unicum che è la persona con il suo peculiare modo di essere e di rapportarsi al mondo e agli altri (Calandrelli, Nicolini, 2021).

Dott.ssa Alessandra Nicolini – Psicologa clinica Specialista in Psicoterapia
Dott. Andrea Calandrelli Medico – Chirurgo Specialista in Medicina Interna


Note

1 È interessante notare che i sintomi dell’insonnia aumentino con l’inizio della pubertà (Calhoun et al., 2014), presentando una forte predominanza femminile (negli adolescenti è stato riportato un tasso di prevalenza del 18,5% [23,6% nelle ragazze e 12,5% nei ragazzi] per l’insonnia diagnosticata secondo i criteri del DSM-5. Cfr. Hysing et al., 2013) e che ciò appaia in linea con i dati epidemiologici sull’anoressia nervosa. La comprensione dell’insorgenza di questi disturbi non dovrebbe, perciò, prescindere dal contesto dei cambiamenti sociali, comportamentali e biologici, cui va incontro l’adolescente e dai modi attraverso cui “risolve” la tensione dialettica fra la definizione di sé e la differenziazione dall’altro.

2 Per antigene si intende qualsiasi sostanza estranea all’organismo, che non è riconoscibile come propria, cioè appartenente al “self”, come virus, batteri, tossine ambientali, sostanze alimentari…


BIBLIOGRAFIA
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